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Elogio alla banalità


Se c’è qualcosa che mi ha spaventata per molto tempo è la sensazione di percepirmi ed essere percepita come una persona banale.

Poi ho iniziato a lavorare su me stessa, sulle mie paure e i miei labirinti mentali e ho vestito la banalità di bellezza.

Questa settimana una donna che seguo in terapia mi ha detto di sfuggire la banalità. Mi ha detto di temerla e quando le ho chiesto quale fosse il bisogno alla base di questa fuga, lei mi ha risposto: il bisogno di essere diversa, di essere speciale.


Quante volte hai cercato di allontanare il più possibile da te stessa tutto ciò che ritenevi banale, accogliendo con entusiasmo il nuovo, lo sconosciuto e l’originale?

Oggi voglio proprio parlarti di “banalità “ e chiederti, sei davvero sicura che “banale” sia sempre e comunque da evitare?

Se cerchi nel dizionario potrai leggere il significato di “banale”: «privo di interesse, privo di originalità, comune, usuale, convenzionale, abusato, prevedibile, dozzinale, insulso, insignificante». Volevo riflettere con te sul fatto che quello che probabilmente consideriamo banale non è negativo di per sé, ma può assumere valenze negative ai nostri occhi, in base al modo in cui noi stessi guardiamo e ci guardiamo.

Nel dizionario, come ti dicevo prima, tra tutti i significati mi ha colpito la parola “convenzionale” -ciò che è comune a tutti- quindi ciò che ci permette di sentire un’appartenenza, una vicinanza, ciò che ci consente di sentirci parte di qualcosa e contare su ciò che conosciamo come base certa che accoglie, calma e sostiene. Ed è dalla basse sicura, da questo convenzionale- dal banale che non devo conquistare ogni giorno- che io posso muovermi verso l’inedito e il nuovo.

È vero che nuovo è tutto ciò che accende e appassiona, ma è anche vero - come sostiene lo psicoanalista M. Recalcati- che ogni amore ( nel suo significato più ampio) che dura è quello che riesce a scorgere il nuovo in quello che c’è da tanto tempo, nell’abitudinario, nel quotidiano, nel banale.

In realtà noi, per vivere,  abbiamo bisogno di prevedibilità, abbiamo bisogno di non doverci inventare la vita in ogni momento per non trovarci sempre inquieti e spaventati.

Dovremmo tornare a consentirci un po’ di bellissima banalità, di scontato ma semplice, familiare.

Allora il banale può diventare luogo di sosta, di riposo, di tranquillità in cui non doversi sforzare per stupire, essere speciali agli occhi degli altri.


Accettare la banalità significa concedersi quiete, darsi la possibilità di trovare lo straordinario nelle cose quotidiane, dentro tutti i giorni comuni.


Un gatto che attraversa la strada, il bianco del tufo sulle case, i panni stesi al sole.

Una via che percorri tutti i giorni, un volto, il solito abbraccio.


Non è bellissima tutta questa quiete?


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