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Tutto quello che desideravo da bambina


Ronald Laing, psichiatra scozzese, scriveva nel suo libro “L’Io diviso”: “Tutti dovrebbero poter tornare indietro con la memoria ed essere certi di aver avuto una mamma che amava tutto di loro, anche la loro pipì, anche la cacca”. Questo vuol dire che amo tutto di te, ti amo così, perché sei tu. Chiunque dovrebbe poter essere sicuro che la mamma gli voleva bene giusto perché era lui, e non per per quello che avrebbe potuto fare. Ti amo non per ciò che fai o non fai, ti amo perché non è possibile per me fare altrimenti. Tutto quello che abbiamo desiderato da bambini è essere amati senza condizione, essere amati semplicemente perché eravamo noi. Questa è la base sicura, non importa cosa succederà poi da adulti, se soffriremo o sbaglieremo, possiamo sempre guardare indietro e sentire di meritare di essere amati.

Quando un bambino non è stato sufficientemente amato ( nessun genitore merita colpe per queste ferite perché nessun genitore è privo delle sue e del suo bel fardello emotivo), da adulto non farà altro che ripercorrere l’antico copione vissuto e il dolore per non essere stato amato con la speranza di sanare nel presente questa antica ferita e potere cambiare finalmente il finale. Quel bambino-dapprima- e quell'adulto in seguito, avrà bisogno di trovare un modo per sentirsi rassicurato su quell'amore che sente di non meritare, ma di cui ha profondamente bisogno.

Il bambino, ormai adulto, non cercherà più l’amore gratuito che non ha mai sperimentato, ma piuttosto un amore condizionato dal “fare”: diventerà così il primo della classe a scuola, andrà all'Università eccellendo negli studi, diventerà una persona di successo, si convincerà di dovere per forza fare grandi cose per meritare amore: crederà che l’amore va guadagnato, meritato.

Ed ecco l’ansia del perfezionista, l’ansia da prestazione eccessiva, la sofferenza e la frustrazione di quando mai nulla è abbastanza.

Neanche noi.

I bambini non amati possono estrinsecare la loro mancanza d’amore in molti modi: la ricerca della perfezione è probabilmente quello più comune ma non è l’unico. Una persona eccessivamente accomodante e sempre disponibile per l’altro per esempio, potrebbe ancora avere attiva nel presente l’antica ferita del rifiuto o dell’abbandono: se sarò come tu mi vuoi allora tu mi amerai e non mi lascerai ed io non soffrirò di un dolore atroce.

Non puoi recuperare ciò che non hai mai avuto, non puoi tornare indietro e non esiste un riscatto. 

Esiste solo quel dolore da accettare , una ferita da attraversare e poi da lasciare andare. Arrendersi a ciò che è stato, curarsi e prendersi cura adesso, da adulti, di quel tempo in cui siamo stati bambini, di quello spazio che ci siamo ostentati a riempire per non sentire la tristezza.

Dobbiamo sentire, perché la crescita copre la ferita, ma non la sana.



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