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La sindrome dell’impostore - quando non sono mai abbastanza-



Hai mai sentito parlare della “sindrome dell’impostore”?

Quella vocina interna che ripete frasi del tipo: “ è stata solo fortuna”; mi sono laureata ma la facoltà era veramente molto facile”; “chiunque al mio posto avrebbe fatto lo stesso, magari anche di meglio”;“sono un bluff”.... bene, questa vocina così scomoda e limitante è proprio quella di questo impostore interiore! La sindrome dell’impostore altro non è che una condizione che ci rende incapaci di riconoscere e interiorizzare i nostri successi: in pratica, pensiamo di non meritare nulla e questo può avvenire in qualsiasi campo: relazionale, personale o lavorativo. Inutile dire di come tutto questo sia fortemente correlato all‘immagine che ognuno ha di sé e del proprio valore.

Chi ne soffre ricopre generalmente ruoli di rilievo in diversi settori professionali, ha un buon grado di istruzione ma non è mai in grado di vivere con gioia i propri successi cadendo, ogni volta, nei soliti boicottanti pensieri che possono essere riassunti così:

  • la convinzione di ingannare gli altri rispetto al proprio valore (di essere quindi un impostore);

  • Il timore di essere smascherato nel suo imbroglio;

  • se ottiene un traguardo, ritiene di non meritarlo e si sminuisce ( le cause del successo sono esterne e fortuite, non dovute alle proprie qualità);

  • sente di non meritare riconoscimenti (come promozioni, avanzamenti di carriera, etc);

  • declina i complimenti. In caso di elogi, li sminuirà ironizzando su di sé;

  • teme l’esposizione e la valutazione;

  • ha sentimenti di inadeguatezza rispetto al proprio ruolo professionale;

  • i successi lavorativi e formativi non si sedimentano, non vengono interiorizzati e quindi utilizzati come “prove” per smentire la tesi dell’incompetenza;

  • è intransigente verso se stesso. Rumina e rimugina sui propri errori, è severo e inflessibile sulle proprie presunte mancanze e può provare un grande senso di vergogna;

  • si confronta continuamente con gli altri, e la valutazione sarà sempre a proprio sfavore: gli altri sono più bravi, più preparati, più intelligenti.

Tutti questi pensieri si costruiscono su un errore cognitivo di base: noi ci conosciamo dall’interno e abbiamo familiarità con i nostri dubbi, le nostre titubanze e fragilità, i nostri punti deboli. Gli altri invece li vediamo da fuori: vediamo solo ciò che loro stessi desiderano mostrare e, come potrai ben immaginare, saranno le parti migliori di sé.

Chi ha a che fare con questa voce interiore, sa bene che non si zittisce mai: vuole sempre di più, costringe al perfezionismo e ha scarsa tolleranza di errori o fallimenti.

Succede così che, sotto la morsa di questa spinta a “fare sempre più “ e colmare in qualche modo i il divario tra il sé percepito e quello ideale, la persona esaurisca tutte le sue energie e fallisca nel tentativo di colmare un divario troppo ampio.

Questa frustrazione aumenterà la percezione di non essere “mai abbastanza”, innescando un circolo vizioso nella rincorsa di una soddisfazione di sé che è impossibile da raggiungere, appunto perché idealizzata.


Cosa fare allora per tenere a bada questo impostore?

Ecco alcuni consigli:


  • riconoscere la voce interna svalutante, quando si presenta un pensiero “da sindrome”: riconoscerlo come tale, e non cedere alla tentazione di crederle ciecamente; probabilmente, abbiamo anche un amico o un partner fidato a cui far esaminare quel pensiero, e chiedere una valutazione più obiettiva, da fuori: “Sono giù di morale: in questo momento mi viene da pensare che chiunque al posto mio avrebbe fatto di meglio, cosa ne pensi sinceramente?“

  • tutti hanno pregi e difetti, punti di forza e di fragilità. Tutti!

  • pensare “ho sbagliato” è diverso dal dire a se stesso “sono sbagliato“. Se hai sbagliato puoi riparare. Attenzione alle parole che utilizziamo quando ci rivolgiamo a noi stessi!

  • apriti agli altri: scoprirai che anche l’interlocutore ha delle insicurezze;

  • pensa che il mondo non è diviso in due: i capaci e gli incapaci. Siamo tutti un ottimo e colorito mix tra pregi e difetti, forza e fragilità. L’imperfezione è una qualità squisitamente umana;

  • la vita non può essere un continuo successo: ci sono gioie e dolori, successi e fallimenti che si alternano in una trama complessa e, in fondo, affascinante;

  • gli eventuali errori servono per imparare. Difficilmente si impara qualcosa senza prima sbagliare;

  • prova a rispondere semplicemente “grazie” ad un complimento, evitando di sminuirti o svalutarti. Prova a vedere l’effetto che fa;

  • elencare le proprie tappe, i propri traguardi e successi.

  • datti tempo.

  • accettazione e self compassion: gentilezza e pazienza verso se stessi sono le parole d’ordine🤍

E tu, hai mai avuto a che fare con questo

impostore?

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