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I tuoi personaggi interiori


Molto spesso faccio due chiacchiere con il mio protettore interiore. Me lo immagino come un signore anziano e barbuto, con le mani esili e bianche. La sua voce è tenue, bassa come un sussurro. Arriva puntuale, ogni volta che ho cose nuove da iniziare.

Lo so che è nato con l’idea di proteggermi da tutto ciò che mi fa soffrire e so anche che le sue intenzioni sono buone. Il suo mantra è fatto di divieti: Evitare i conflitti, evitare il rifiuto, evitare il dolore.

Il controllore protettore è uno dei primi sé a comparire sulla scena e la sua funzione è proprio quella di osservare il mondo esterno e stabilire quali comportamenti saranno premiati, quali apprezzati e amati, quali appagheranno nostri bisogni.

Questo è l’attimo esatto in cui noi rinunciamo alla nostra spontaneità in cambio di un’illusione d’amore, di amare ed essere amati.

Il bambino rinuncia ad esprimere una parte della propria natura poiché non funzionale e, probabilmente, non gradita dall’ambiente esterno.

Il nostro sé protettore deciderà quali saranno i comportamenti più accettabili e sulla base di questi si struttureranno tutti gli altri sé primari, quelli con la quale ci  identifichiamo. In poche parole questi sé primari sono quello che noi crediamo di essere. Se ci viene chiesto di dire come siamo, sicuramente ci riferiremo ai nostri sè primari, ad esempio: sono una persona precisa, timida, sono accomodante, sono una persona indipendente o cauta.

Per ognuno di questi sé primari, ci saranno dei sé uguali ed opposti con il quale non ci si riconosce e che andranno a costituire il nostro lato ombra, quello fatto di sé rinnegati.

Questo descritto è un processo normale che porta, comunque, alla perdita di contatto con la nostra “impronta psichica”, il nostro nucleo essenziale, quello che ci caratterizza e con il quale siamo venuti al mondo. Tutto ciò che viene rimosso e rifiutato è vulnerabile e perdere il contatto con questa fragilità significa non avere accesso ai nostri sé più sensibili.

Uno degli obiettivi della psicoterapia è proprio quello di riappropriarsi dell’energia dei sé vulnerabili e rifiutati.

Ogni volta che si dà voce ad un sè e poi ci si separa da esso, si sperimenta una nuova posizione, caratterizzata da consapevolezza e lucidità, nella quale non si è più identificati con uno o l’altro aspetto di noi, ma si è presenti ed in grado di accogliere ogni sfaccettatura che fa parte del nostro essere.

Si diventa, finalmente, i “direttori”del proprio teatro interiore, ampliando notevolmente il repertorio dei comportamenti e delle scelte che si possono attuare. Sostenendo questo processo -chiamato dell’Ego consapevole- il potere che i sé primari (tra cui il protettore) esercitano nella nostra vita diminuisce facendo in modo che parti rinnegate possano riemergere, mostrandosi. L’Ego Consapevole offre la possibilità di “abbracciare” contemporaneamente i sé che sono in contatto con la vulnerabilità e quelli che invece sono legati a potere e successo, senza doverne sacrificare alcuno. Una simile esperienza fa di noi persone più complete e autentiche in grado di vivere la fragilità in tutta la sua bellezza.


E tu, conosci il tuo teatro interiore? I tuoi sé primari?

Ti offro uno spunto per conoscere un po’ della tua ombra.


Allora, prendi un foglio e rimani qualche secondo in silenzio con gli occhi chiusi.

Fai un bel respiro e fai nascere dentro te tre aggettivi che senti ti possano descrivere.

Bene, li hai? Ora scrivili in colonna, uno sotto l’altro e per ognuno di essi scrivi, a fianco, il loro opposto.

Questi contrari saranno, probabilmente, le tue parti più buie e in ombra.

Non averne paura, sei sempre tu.


Ti invito a ricopiare tutti gli aggettivi distanziandoli bene tra loro. Ritagliali singolarmente e con questi componi una poesia. Puoi scegliere di utilizzarli tutti o solo alcuni. Una volta scelti incollali su un cartoncino o un foglio e collegali tra loro aggiungendo solo consonanti o articoli.

Puoi infine decorare la tua poesia come meglio desideri.


Sei tu. Non siamo fatti di opposti “o” “o”. Non siamo mai o buone o cattive ma siamo a volte buone e a volte cattive.

E grazie a Dio possiamo scoprirlo.

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