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Di fragilità, lapislazzuli e opali



Leggevo un articolo di  Cinzia Pennati , scrittrice e blogger, e mi ha molto colpito ciò che ha scritto: “ Da piccola pensavo di non saper fare nulla e mi sono trascinata questa zavorra per molto tempo. Ancora adesso quando ho dei riconoscimenti, la prima cosa che penso, la prima abitudine a cui torno, è la mia incapacità”. Noi donne siamo un po’ tutte così: abbiamo dentro un’anima insicura ed è questa bellissima fragilità a renderci coraggiose. Noi donne partiamo da questa nostra intima insicurezza ogni qualvolta dobbiamo fare qualcosa. Lavoriamo o studiamo come matte, siamo insistenti, ostinate, tenaci e caparbie perché tutte noi iniziamo sempre dal conoscere e riconoscere di avere un nucleo di insicurezze. La mia insicurezza è un lapislazzulo prezioso. Sono a lei riconoscente di ricordarmi, sempre, la mia fragilità. È lei a sussurrarmi dolcemente, sei umana. Quante sono le donne che incontro e che ancora non riconoscono la bellezza di questa fragilità. Le donne che parlano a loro stesse in termini mediocri o di nullità, lavorano per seppellire la loro fragilità, celebrano ogni giorno la sua morte e con essa muoiono, ogni giorno, un po’ anche loro. Le incontro perse e le invito a scegliere, insieme, la gemma della loro insicurezza. “La mia psicoterapia è finita da tempo, ma io so che ogni tanto, simbolicamente, ho bisogno di tornare in quella stanza e ricordarmi la strada. Ho bisogno di smontare ancora quella abitudine all'incapacità che mi hanno appiccicato come un distintivo perché non rientravo nei canoni della bravura. Lo faccio ogni volta, ogni volta ondeggio e risalgo sul filo.” - Cinzia Pennati- Illustrazione Noemi Bitonti

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