“Come stai?”
È la frase di apertura di quasi tutti gli incontri con gli altri: persone che incontri per caso, amici che rivedi dopo tempo, estranei alla prima stretta di mano.
E tu, rispondi sempre sinceramente a questa domanda?
Sai sempre come stai? Riconosci le emozioni che ti animano?
Essere se stesse richiede un atto di onestà: riconoscere come stai, non negare a te stessa quello che senti, non fingere che vada tutto bene quando il mondo sembra girare storto.
Non censurare i tuoi stati d’animo, impara a riconoscerli per farne un’occasione di crescita. Diventa un’osservatrice neutrale dei tuoi movimenti interiori, di ciò che si muove in risposta all’esterno.
Metti una regola severa: è vietato ripetersi cosa dovresti o non dovresti sentire, cosa è giusto provare e cosa invece sarebbe opportuno sopprimere.
Quando tutto quanto diventa stretto, quando ti senti bloccata in una situazione, sequestrata da un’emozione, chiedi a te stessa:
Qual è il vantaggio di uscire da questo stato di cose?
Il fatto di sentirmi bloccata in questa situazione a quale funzione assolve?
Ci sono azioni magiche che non richiedono il “fare”, ma l’ “esserci” e che possono aiutarti in questo cammino di consapevolezza.
Ogni cosa che ti permette di essere viva- non di esistere- è un passo verso te.
Una delle mie poetesse preferite, Chandra Livia Candiani, ha scritto dei versi che potrebbero spiegare bene questo stato di “essere vive”.
Eccoli:
“Nel bosco imparo a guardare e ad ascoltare. All’inizio mi ha sgridato molte volte perché ci andavo con in testa un mucchio di persone e guardavo solo dentro di me. Allora ho imparato a lasciare tutti a casa e a guardare fuori o se porto qualcuno con me è per farlo guarire insieme a me. Perché nel bosco non c’è niente da fare, fa tutto lui o loro che siano, ti guariscono, ti trasformano e meno fai, più possono lavorarti.
Ripeti a te stessa che solo tu sei
Responsabile della tua crescita, del tuo bosco interiore.
Ritorna.
Centrati.